Se cerchi la definizione di luce, ti viene detto che è l’ente fisico cui è dovuta l’eccitazione nell’occhio delle sensazioni visive, cioè la possibilità di vedere gli oggetti. Se da una definizione tecnica ti sposti ad una più articolata potresti imbatterti nel pensiero di Michele De Lucchi per cui “la luce, come tutte le cose del mondo del resto, è fatta da tanti pezzetti diversi, ma la sua qualità la si percepisce nell’insieme”.
Artwort ha pensato di dedicare alla luce un intero BOAW in modo da aiutarti a costruire una tua definizione.
Tutto chiaro?
Partiamo.
L’elemento “luce” è spesso sottovalutato: diamo per scontato ci sia e che il suo esserci si riduca all’illuminare, che sia riconducibile al senso della vista, ma avete mai ascoltato il suo suono ad esempio?
Sì, la luce ha un suono e i Quiet Ensamble lo faranno ascoltare a tutti i presenti alla nuova edizione del RoBOT Festival.
In quali città non ci sono spazi bui ed angusti in cui sembra necessario un intervento di riqualificazione? Quante volte ci siamo chiesti quale potrebbe essere la soluzione? La risposta a queste domande potrebbe essere il lavoro dell’artista australiano Warren Langley, con più di trent’anni di esperienza nell’ideazione e realizzazione di opere pubbliche, legate all’uso e alla sperimentazione della luce come arte.
La luce, in tutte le sue modulazioni, è la vera essenza del progetto Reid Building di Steven Holl. Tre grandi strutture cave permettono l’ingresso di luce naturale dall’alto fino ai piani seminterrati. Questa soluzione, che prende le mosse dalla manipolazione di Mackintosh della sezione dell’edificio, oltre a favorire una migliore modulazione spaziale risolve il problema della ventilazione naturale, eliminando la necessità di aria condizionata.
La luz è anche l’elemento unificatore di tutto il lavoro ed il pensiero di Elisa Valero, è ciò che scolpisce lo spazio caricando le opere di materia e concretezza. Questi tre elementi sono legati indissolubilmente da una reciproca dipendenza: la luce definisce la materia che a sua volta rappresenta lo spazio.
Per comprendere altri suoi utilizzi e funzioni, basta spostarsi al campo dell’arte.
Pochi artisti come James Turrell hanno saputo dedicare la propria opera a una devota e concentrata ricerca sulla percezione e sugli strumenti attraverso i quali l’uomo comprende lo spazio, le dimensioni, il colore e l’infinito. Pochi altri hanno saputo occuparsi della luce intesa come fatto materico, come “cosa” effettiva, sostanza isolata e quasi tattile, attivamente interagente con i nostri sensi dai quali discende una percezione dell’opera diversa per ciascuno.
Anche Daniel Buren utilizza l’elemento principe di questo BOAW per la sua installazione/allestimento Défini, Fini infini. Superfici specchiate che riescono ad assurgere al compito loro affidatogli grazie ai riflessi scaturenti dalla luce naturale e/o artificiale. Se vi trovate alla periferia meridionale di Marsiglia, Cité Radieuse è il posto da visitare.
Lighting, Layers and Reflections è un’istallazione effimera realizzata dalla versatile fotografa Autumn de Wilde per la campagna pubblicitaria della Cadillac Escalade: “gioielli da paesaggio” con facce in vetro riflettente e plexiglass colorato, che giocano con la natura arida della California, ora riflettendola, ora proiettandovi sopra ombre colorate a seconda della posizione del sole.
Anche moda e design sono campi in cui la luce può essere impiegata con risultati non di meno sorprendenti: è il caso di CuteCircuit e del ‘The Galaxy dress’, il più grande display indossabile mai creato al mondo. L’effetto che il vestito provoca alla vista è, in una sola parola, ipnotico. 24000 full color pixels, Led ultrasottili e dotati di estrema flessibilità, ricamati a mano su uno strato di seta in modo tale da rendere il tessuto dalla normale lucentezza e fluidità.
L’altro esempio è LUMIO è una romantica e scultorea lampada portatile disegnata dal giovane ed intraprendente Max Gunawan, architetto indonesiano di Giacarta che, stabilitosi a San Francisco, ha portato avanti il suo progetto in maniera grandiosa. Si presenta come un libro dalla copertina in legno intagliato al laser che all’apertura sprigiona una potentissima luce, creando così un vero e proprio effetto sorpresa.
Non potevamo tacere sull’utilizzo della luce in fotografia: Tokihiro Sato è un fotografo giapponese che per comunicare meglio le proprie idee dopo un’educazione da scultore si è dato allo studio di quest’ambito. I suoi lavori riflettono un interesse profondo per la luce, l’uomo, i loro movimenti e iterazioni reciproche, nonché un’attenzione delicata al meraviglioso insito nelle piccole cose.