Antony Gormley è un artista poliedrico, visionario, cresciuto in quarant’anni di carriera insieme alle sue stesse opere, che giorno dopo giorno hanno permesso a lui di comunicare e al mondo intero di riflettere.
Opere che hanno dello straordinario, che nascono dal desiderio dell’artista di approfondire uno studio tra l’anima, il suo corpo e lo spazio circostante, in una ricerca assidua, coerente ed instancabile.
Gormley utilizza il proprio corpo come matrice per la realizzazione di calchi grezzi e crea sculture che sanno d’uomo, che ne copiano le proporzioni, che lo imitano o che semplicemente lo evocano. I materiali che utilizza sono tra i più disparati, dall’acciaio alla terracotta, in diverse dimensioni, ma tutte con un unico obiettivo: quello di far riflettere sul rapporto spazio-uomo, uomo-natura, individuo-società, in un crescendo sempre più accurato di relazioni.
Luoghi, quelli attraversati dalle sculture di Gormley, dove nessuno mai penserebbe di trovare delle opere d’arte, come l’installazione “Another Place” alla Crosby Beach di Liverpool, dove circa cento statue occupano tre chilometri di costa, rivolte verso il mare. O ancora come “Angel of the North” situata nel nord-est dell’Inghilterra, dove un unico individuo si sporge dall’angolo di un palazzo.
Luoghi che devono far pensare alla condizione umana, che devono bloccare la folla così veloce e irruenta nelle attività giornaliere per fare riflettere sul significato dell’uomo stesso, della sua esistenza, del suo rapporto con gli altri, del suo rapporto con il mondo, con il suo stesso corpo e la propria vulnerabilità.
Ma la cosa più sorprendente è, senza ombra di dubbio, la capacità di Gormley di evocare la struttura corporea umana con qualsiasi materiale a disposizione, che sia in forma di cubi, tetraedri o poligoni, combinandoli a volte come macroblocchi, quasi a formare i componenti di un puzzle astratto, altre volte in maniera più definita, ma con aste sottili o con sfere ben posizionate a creare i volumi tipici del corpo umano.
Una comunicazione nuova, sempre meglio definita, che prende ad oggetto l’uomo e il suo corpo, il suo volume e lo spazio che occupa, per comunicare finalmente in maniera diversa, per sfruttare una visione statica dell’individuo in grado di far scattare un universo di pensieri. Come solo un grande artista sa fare.