Nel centro urbano di Coimbra, un antico convento del sedicesimo secolo, in pessimo stato di conservazione, acquista una nuova identità come Trinity College. L’intervento progettato dai fratelli Aires Mateus verte sulla comprensione degli elementi del passato che componevano l’antica fabbrica, seguita dalla selezione tra ciò che è stato definito “eterno” oppure “effimero”.
La nuova identità dell’edificio è il risultato dell’idea che il trascorrere del tempo renda gli antichi sistemi costruttivi anacronistici, accogliendo un parziale approccio conservativo a favore di una nuova configurazione spaziale e costruttiva.
Il valore “eterno” dell’edificio è riconosciuto nel perimetro murario, il quale custodisce l’aspetto formale che ne rivela l’origine: sia l’esterno che l’interno conservano la visibilità dei nodi tettonici dell’antica fabbrica, come i cantonali, i marcapiano, le colonne, i portali, le soglie e gli archi, tutti intrappolati nel neutro sfondo bianco. I pavimenti e le scale sono invece stati sostituiti da lastre in marmo che simpatizzano con il colore della pietra originale degli elementi in alzato.
La copertura è stata interamente sostituita a favore di una nuova identità spaziale, in cui la luce diventa protagonista all’interno di alcuni ambienti dell’edificio. Nuovi elementi metallici bianchi, appartenenti alla copertura, generano pieni e vuoti, conducendo e trasformando la luce in fasci o tagli provenienti dall’alto, rifrangendosi su superfici antiche e nuove.
La mancata complanarità del nodo della copertura con la muratura antica interna induce a pensare ad un’esitazione iniziale, come se l’ombra da essa generata volesse comunicare le diverse identità temporali e formali degli elementi, accomunati nella contemporaneità dal bianco e dalla collaborazione al nuovo uso.
Osservando i portali antichi del convento, si ha la sensazione di essere davanti ad un pezzo di storia fermo nel suo tempo. Alcuni di essi sono tamponati e posti su gradini, come in uno spazio espositivo, perdendo la loro originaria funzione di soglia. È come se l’involucro dell’edificio, in parte, diventasse il luogo dell’esposizione dei frammenti eterni, in cui il nuovo predomina in maniera prepotente ma allo stesso tempo concede all’antico di continuare ad esistere.