Risalendo il passo serrato di un vigneto, una stradina da fondovalle vi condurrà verso la natura selvaggia di un bosco fitto, fino ad imbattervi in una presenza enigmatica che domina la valle dall’alto. La cappella del silenzio, dove l’architettura diventa il luogo del dialogo tra uomo e natura. STUDIO associates ha progettato nel bresciano un rifugio per la mente, una cappella laica che attraverso la natura offre un’esperienza sensoriale e di contemplazione aperta ad ogni religione.
La piccola cappella è circondata dai boschi di Botticino per tre lati, affacciando il quarto sul vigneto che, con la sua natura antropizzata, diventa elemento di mediazione tra i luoghi della quotidianità e il disordine perfetto della natura.
L’edificio è stato progettato da Studio Associates analizzando ed interpretando archetipi locali, affinché rievocasse immagini già presenti nella memoria collettiva. Nonostante il carattere massivo, il volume è sospeso su tre lati, creando una pausa spaziale che al suo rapporto col terreno, ma che poi si ancora sul lato diretto verso il bosco.
Il volume misterioso, in prossimità dell’ingresso, è affiancato da un blocco di marmo bianco di Botticino, un’acquasantiera naturale per la raccolta dell’acqua piovana, un simbolo laico che ricorda il fonte battesimale presente nei luoghi di preghiera.
Un’apertura laterale scavata nella scura massa lignea invita il visitatore ad entrare, accolto da un corridoio stretto e basso, una soglia tra esterno ed interno che conduce verso una piccola bucatura quadrata che affaccia sul bosco. I riflessi nello spessore delle lamine in ferro battuto della piccola finestra offrono un primo intimo approccio col paesaggio, il quale entra nello spazio buio con i suoi colori e la sua luce rifratta.
Alla compressione del primo spazio si contrappone la grandezza del secondo, un palcoscenico dove uomo e natura entrano in contatto tra loro mediante gradi di intimità regolabili da una tenda scura. Il grande portale in legno nero inquadra la natura selvaggia del bosco, disturbata dalla presenza di un menhir in marmo bianco di Botticino, collocato sull’asse visivo opposto rispetto l’acquasantiera vicino l’ingresso. La superficie marmorea verso la cappella si presenta liscia e parzialmente lavorata, in contrasto con la faccia opposta, che è invece rivolta verso il bosco e conserva la sua natura grezza, ricordando il momento in cui il blocco è stato sottratto al suo nucleo di origine, la sua forza primordiale.
Il colore scuro delle pareti interne consente di ottenere un effetto ottico di restrizione della retina quando si guarda il paesaggio, nel quale il monolite in marmo, alto tre metri, diventa il fulcro e, allo stesso tempo, un ostacolo che estende la percezione della natura impetuosa.
Il mistero che avvolge lo spazio interno è accentuato dalla intenzionale mancanza di elementi specifici della tipologia: un mezzanino al quale si accede da una scala in ferro, una parete in cui è possibile collocare oggetti e dei cuscini in pelle nera affinché il fedele possa interpretare liberamente lo spazio della preghiera senza avere alcun obbligo.
La cappella è stata voluta dalle comunità locali affinché ci fosse un luogo in cui chiunque, senza distinzioni, potesse ritrovare nella preghiera sé stesso, attraverso la contemplazione del silenzio della natura.