In un mondo in cui le immagini sono onnipresenti e cambiano costantemente significato, Marco Siciliano, nato in Sicilia ma attivo a Milano, esplora la condizione attuale dell’immagine e ne ricerca la meta-trasversalità. Nella sua serie Pink is a SADo Color emerge proprio questo: l’immagine è costantemente messa in discussione e ricomposta per offrire nuove e diverse interpretazioni.
Come ci racconta l’artista, questa serie è nata come fanzine/Artbook per la fiera AssBook Fair al Palais De Tokyo:
“Tutto il mio lavoro si sviluppa sempre attraverso una genesi di ricerca e analisi su diversi campi. Per questa serie ho voluto dar sfogo a una parte più inconscia che riflettesse sulle coincidenze che spesso e volentieri mi capitano”.
Proprio secondo questo criterio di accostamento solo apparentemente casuale le foto digitali, analogiche, polaroid e gli screenshot sono stati affiancati senza una linea didascalica e le coincidenze estetiche e personali guidano l’osservatore. Queste associazioni donano alle immagini una forza che altrimenti da sole non avrebbero. La serie inizia e si chiude con il desktop dell’autore, dove campeggia la frase “don’t think about it too much” tra la moltitudine di cartelle sparse, segue un’introduzione, mentre la conclusione è la poesia “Correspondances” di Baudelaire, che sottolinea il forte legame tra parole e immagini.
Rimanendo in tema di coincidenze, l’autore ci racconta quella che è avvenuta durante la stampa del libro: per una questione di impaginazione, il titolo è passato da “Pink is a sad color” a “Pink is a sad0 color” e questo piccolo evento fortunato non poteva aiutare di più l’artista a esprimere la sua visione di rosa.
Questo colore, infatti, torna come motivo principale anche nella prima personale di Marco Siciliano, RoseOverdose, tenuta negli spazi di Futurdome. La mostra, come dice il titolo, mostra questa overdose di rosa che, in diverse sfumature, percorre tutti i lavori dell’artista. Il rosa, secondo lui, è forzatamente legato all’idea di felicità, sempre abbinato a colori vivaci e gioiosi e all’imposizione di femminilità. Nella mostra il rosa lo troviamo nei collant che compongono i collage, un rosa carne che riproduce la pelle, che la nasconde e la ricuce sopra scheletri di filo argentato; un rosa carne che si ritrova nei corpi negli screenshot di video porno, dove la pelle si nasconde tra giochi decorativi o azioni sessuali. È un rosa stucchevole invece quello che ritroviamo nei collage con le gomme da masticare e nei calchi di due mandibole. Per finire troviamo il rosa, nella sua versione accecante, nei neon la cui luce pervade l’allestimento della serie fotografica Soffitti Sconosciuti, una raccolta di soffitti fotografati, come dice Marco Siciliano “ogni volta che mi sono alzato in un letto sconosciuto, dove il soffitto era diventato l’osservatore muto dello scomparire di due corpi”.
Un’altra parola che ha destato l’attenzione dell’artista è stata ‘personne’, che in francese indica, in base all’articolo, ‘una persona’ o ‘nessuno’, una sorta di “Uno, nessuno e centomila” racchiusi in una sola parola, che da poco è diventata anche un suo pseudonimo per le serie di artbook/fanzine. Marco Siciliano, in parallelo con la sua poetica, ha affrontato le tematiche dell’apparire, del nascondersi e dello scomparire, azioni che il corpo compie quando si relaziona con se stesso o con un altro corpo.
Il prossimo progetto dell’artista è la partecipazione alla fiera di editoria indipendente OFF PRINT a Parigi.