Anna Positano è una fotografa che vive e lavora a Genova, una città che, osservando i suoi progetti fotografici, sembra essere il porto sicuro da cui può partire per girare il mondo. Infatti, ha scattato foto praticamente ovunque: in Africa, in Sud America, in svariati Stati europei e in numerosissime città italiane. Tra quest’ultime c’è anche la sua Genova, a cui ha dedicato un ritratto che è stato scelto dagli Ex-Otago per accompagnare il percorso del disco Marassi. Le immagini dei singoli, della copertina e della versione deluxe dell’album nascono proprio da un click di Anna.
Marassi ha legato indissolubilmente l’immaginario che accompagna gli Ex-Otago a Genova: la città appare praticamente ovunque, non solo nel titolo dell’album e nella copertina, ma anche nelle riprese dei video. Le tue foto hanno indubbiamente contribuito a creare questo effetto, dando fisicità al Marassi in cui si ambientano le storie degli Ex-Otago. Come sono arrivati i tuoi scatti nelle loro mani? Com’è nata questa collaborazione?
Con gli Ex-Otago ci si conosce da circa quindici anni, forse qualcosa di più. Alberto (aka Pernazza, che suonava con la prima formazione) frequentava il mio stesso liceo. Maurizio e Simone li ho incontrati poco più avanti andando ai loro concerti, che all’epoca erano meravigliosamente punk. Faccio parte del collettivo DisorderDrama dal 2004, non mi ricordo nemmeno quante volte li abbiamo fatti suonare a Genova: era sempre una festa, soprattutto per me che facevo le foto ai concerti! Eppure, le foto di Marassi sono arrivate loro per caso. Un giorno mi chiama Mauri e mi dice di averle trovate da qualche parte su internet, probabilmente su qualche blog di architettura, ora non ricordo. Insomma, mi chiede di poterle usare per il disco, e io ho detto immediatamente sì.
Le fotografie che troviamo sulle copertine degli Ex-Otago ci parlano di una Genova che non è proprio quella di via del Campo o delle barche a vela che più o meno tutti noi conosciamo: come hai impostato questo tuo ritratto di Zena?
Sono una persona curiosa, che ama percorrere a piedi la sua città. Ho iniziato a fotografare così. Per qualche motivo sono attratta dalle parti considerate meno ‘pittoresche’, forse perché non sono tanto raccontate. Le foto di Marassi fanno parte di un progetto più ampio su Genova. È un lavoro ancora in itinere che guarda alla densità urbana della città.
Le città sono sempre luoghi suggestivi: hanno ispirato cantautori, scrittori, registi…e ovviamente sono state il soggetto di molti fotografi. Tu cosa cerchi fotografandole?
In genere cerco risposte. Che cosa succede in una città? Come si vive? Poi, in realtà, attraverso la fotografia, sorgono altre domande. Sembra un paradosso, ma per me diventa un grandissimo stimolo progettuale.
Non ti occupi, però, solo di città. Hai fotografato anche edifici, cantieri, appartamenti, allestimenti, installazioni: insomma, hai lavorato su tutte le scale del costruito. Come mai tutta questa attenzione verso ciò che fanno gli uomini?
Essendo nata in una città come Genova, è molto difficile non vedere il ‘costruito’. Forse questo mi ha portato a studiare architettura e poi a fotografarla. Sebbene molti siano lavori commissionati, mi diverte molto cercare le diverse società (o persone, a seconda della scala) attraverso l’ambiente che costruiscono.
Classica domanda di chiusura: quel è secondo te la copertina migliore di sempre?
In genere le copertine che mi piacciono sono quelle senza fotografie, ma la mia preferita di sempre ha una foto in copertina. The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders From Mars. È evocativa, un po’ trash e sensuale. Poi, è un disco che amo tantissimo.