I lavori di Alessandra Spranzi, non fotografa, bensì artista che “utilizza” la fotografia, sono in mostra presso la galleria P420 di Bologna, con il nuovo progetto espositivo Maraviglia.
I lavori presentati non sono immagini originali create dall’artista, ma ripropongono immagini recuperate da libri, giornali e riviste, rivisitate e rielaborate dall’artista. Scrive Alessandra Spranzi:
«Da anni rifletto sul potenziale, spesso addormentato o consumato, presente nelle immagini, tornando a guardare e utilizzare materiale anacronistico o povero con progetti ogni volta diversi, che portano alla luce, o svelano, il lato nascosto e irrazionale delle cose e delle immagini. Raccogliere, avvicinare, mettere insieme, far incontrare, è un modo per riorganizzare, o sorprendere, la visione e il pensiero, per rimettere in gioco la natura enigmatica dell’immagine fotografica che continuamente ci interroga».
Nella serie Obsoleto, i fotomontaggi che mettono insieme pagine illustrate di vecchi libri e riviste, e polaroid scattate ad oggetti ritrovati per strada, sovrapponendo gli uni agli altri, sono realizzati in maniera assolutamente invasiva. Con un taglio netto e geometrico nel centro della pagina, che lascia emergere l’immagine fotografata, l’artista realizza un fragilissimo equilibrio formale. Il flebile movimento creatosi dall’accostamento di immagini apparentemente incongruenti, crea delle vibrazioni a bassissima frequenza che si insinuano nella percezione dell’immagine.
Sono i Mirabilia, oggetti ammirevoli, come recita la definizione di “Maraviglia” del Dizionario Moderno. Oggetti ammirevoli di una ammirazione che affonda nel particolare e ne afferra l’impercettibile brulichio.
Nei lavori che compongono la serie Vendesi, con un gioco di echi visivi, ingrandendo immagini realizzate fotografando con un obbiettivo macro altre fotografie grandi come francobolli, ritagliate da annunci di oggetti messi in vendita, l’attenzione è rivolta al microscopico. Lo sguardo attento e penetrante dell’artista ne svela l’intricata intelaiatura, altrimenti invisibile, di colori e forme geometriche.
Echi visivi e ridondanza si ripropongono anche in Sortilegio: la serie di cinque fotoincisioni che ritraggono le mani di un incisore a lavoro. Anche in questo caso il soggetto è ritratto da altre fotografie stampate in un manuale pratico.
Con Io? È la stessa identità dell’artista ad entrare nel cortocircuito iconografico, sostituendo il proprio volto a quello dei personaggi ripresi sempre da vecchi libri e riviste.