Protagonista dei suoi lavori è lo scotch, materiale umile e di utilizzo quotidiano, a cui l’artista-designer riesce a dare valore e forma. Parliamo di Mark Khaisman, architetto ucraino, “emigrato”negli Stati Uniti alla ricerca di nuove forme di ispirazione. Da questo suo viaggio nascono i Tapeworks.
La composizione dell’opera inizia con una sovrapposizione di più strati di scotch su pannelli di plexi-glass retroilluminati che man mano, riferendosi a un gioco di luce e ombra, danno vita a vere e proprie raffigurazioni. Le sue tele ritraggono personaggi famosi (spesso star del cinema hollywoodiano) ma anche oggetti comuni come borse o qualsiasi altro ispiri l’artista. Proprio in questo si sintetizza il suo bipolarismo, nel raffigurare il cinema systems attraverso un materiale semplice e povero.
Khaisman inverte e sovverte, nell’era digitale, l’idea di opera d’arte, infatti le sue opere appaiono come un ingrandimento di una foto in cui sono visibili tutti i pixel che la compongono e, al contempo, c’è un ritorno alla tradizione del mosaico, in cui tutti i pezzetti di scotch fungono da piccoli tasselli per la composizione.
La ricerca di Khaisman consiste “nell’esplorazione della percezione emotiva e intellettuale delle immagini, dapprima estrapolandole dal contesto e poi rimettendole in relazione diretta con la loro fonte originale”.
La straordinarietà di Mark risiede nell’avere instaurato un rapporto quasi umano, potremmo dire, con lo scotch, infatti, come egli stesso afferma: “Capita che l’argomento che ho voglia di raffigurare non piace al nastro, così mi adeguo al suo volere affinché il nostro rapporto duri”.
I suoi capolavori , coronati dalla vittoria di premi di fama internazionale, come il D&AD, l’NYF e il Clio, sono esposti alla Galerie LeRoyer in Canada, alla Pentimenti Gallery di Philadelphia, alla Ampersand Foundation e alla Gallery YEH in Corea del Sud.